Chi più naviga, meno vota. Una cosa così.
Questo studio di un docente della Business School dell’Imperial College sembra associare a differenti comportamenti di navigazione, differenti comportamenti elettorali. E fin qui ce lo possiamo aspettare nella misura in cui la dieta mediale si compone inevitabilmente anche di Internet.
A colpire è la correlazione causale fra i due fattori descritta dallo studio: la diffusione della banda larga avrebbe offerto, in particolare alla cosiddetta low class, più intrattenimento. Quindi più distrazione. Quindi meno informazione.

Qui il link a un articolo del blog della Business School dell’Imperial College che entra un poco più nel dettaglio.

Tra questo studio, che inquadra nell’11% circa la popolazione che si informa online di politica, e i 4 minuti alla settimana che un cittadino americano medio assegna al tema, ci dobbiamo porre delle domande. Ricordando che, proprio durante la campagna elettorale di Vincenzo De Luca, abbiamo rilevato come solo il 6% dei Campani utilizzasse Web e social per formarsi un’opinione politica, cosa che ci ha indotto ad accantonare quasi integralmente il digitale.

Il tema per noi è strettamente operativo: ci serve davvero entrare in questa macedonia di pixel nella quale sguazza un segmento importante degli elettori? In che modo? E, per riuscirci, dobbiamo per forza utilizzare tecniche come il click-baiting (ne parlerò più avanti, per dar seguito alle regole 1 e 2 del perfetto underdog)? Quanto impegno dedicare ai fast politics e quanto ai media tradizionali che, comunque, conservano una lion share nel mix mediale dei cittadini?

Dipende sempre dal contesto, questo è il primo punto. Perché durante una campagna nazionale, o regionale, sulle tv generaliste ci finisci senza problemi, ma, già quando scendi al livello dei capoluoghi, il discorso cambia.
Insomma, io le mie idee me le sono fatte e sono pronto alla sfida. Nel frattempo, per non farmi mancare nulla, mando due righe al prof. Tommaso Valletti, autore dello studio.

Per concludere, suggerisco vivamente a futuri candidati, segretari e coordinatori di partire con la raccolta dei contatti. Adesso.

Google