Moderati un corno! Il perfetto underdog, lo sfidante ideale, deve essere tutt’altro che moderato nel lessico e nei toni.
Del resto, come sperate di essere i campioni più credibili di un tema se non dimostrate di essere voi i primi a credere nell’urgenza di risolvere quel problema? E cosa, se non una convinzione profonda, vi induce ad alzare i toni?
Insomma, non abbiate paura di arrabbiarvi. Non abbiate paura di dire una parolaccia genuina. Basta che il tema che avete deciso di cavalcare sia trasversale e popolare, come abbiamo detto nella regola #1, e qualunque sbretellamento sarà addirittura apprezzato.
Ricordate il liberatorio Vaffanculo Day di Grillo del 2007, poi replicato in diverse occasioni?
Esiste la convinzione che i toni alti tendano a posizionare un politico agli estremi, sinistra o destra che sia.
Nel centrosinistra si dice anche che i toni da circo funzionano solo con l’elettorato meno acculturato, con la low class, e che tengano distante il resto. La classe media, i moderati.
Queste sono balle. BALLE.
La ricerca d’opinione e la pratica mostrano qualcosa di ben diverso, che trova sintesi in queste parole di Ilvo Diamanti su Repubblica sul fenomeno Salvini:
In qualunque elettorato, esiste una ANGRY MIDDLE CLASS. “Angry”, esattamente, arrabbiata. E’ la stessa che si sente periodicamente tradita dai Democrats USA (articolo di The Atlantic a fine post). La sua rabbia è anti-ideologica, è una rabbia pragmatica.
La classe media chiede AZIONE ed è disponibile a fare un uso strumentale del radicalismo del migliore challenger del momento. Uno che abbassi le tasse e conceda di trattenere più ricchezza. Uno che cacci i ROM.
E avete notato la ricorrenza della parola “RUSPA” nella retorica di Matteo Salvini?
Anche perché, numeri alla mano, o viviamo in un Paese di ignorantissimi e poverissimi o non si spiega come le tre forze più aggressive del panorama politico, Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia, si stiano bevendo insieme ben più del 30% dell’elettorato.
Dai, non scherziamo.
Ah, qui trovate un interessante pezzo di The Atlantic sulla classe media arrabbiata.